Filosofia e fitoterapia: "medicine" per curare spirito, anima e corpo
Che cos'è un’erbaccia?
“Una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù” scriveva il filosofo Ralph Emerson.
"Il miglior medico è la natura: guarisce tre quarti delle malattie e non sparla dei suoi colleghi..." sosteneva Galeno, illustre medico e filosofo greco del mondo antico, racchiudendo in poche parole una grande verità: la natura fornisce da sempre all'uomo una serie inesauribile di rimedi utili per risolvere ogni problema, dal più piccolo e quotidiano a quello più serio.
Gli uomini, fin dalla preistoria, hanno potuto trarre dalle piante il loro cibo ma anche le loro medicine. L’etimologia si lega al mondo latino: ”Officina” erano gli antichi laboratori in cui si estraevano le droghe usate dalla medicina popolare. Le piante officinali attualmente, comprendono sia quelle medicinali che quelle aromatiche. Le radici di quest’arte si trovano anche nella saggezza della tradizione.
I Greci svolsero un ruolo di rilevante importanza. Diocle di Caristo, allievo di Aristotele, medico greco e principale rappresentante della scuola dogmatica (384-383 A.C 322 a.C.) pubblicò il più antico erbario greco.
Presso i Greci le conoscenze sulle erbe si mescolavano con quelle medico filosofiche.
Il filosofo Aristotele giunse a codificare le proprietà e le virtù di ciascuna pianta allora conosciuta. Un posto degno di nota, nella cucina greca antica, avevano le spezie e le erbe aromatiche, tanto che Sofocle le definisce “artumata”, “condimenti della nutrizione”. Svolgevano una funzione importante nei rituali di iniziazione, nonché, nelle pratiche funebri. Con l’origano, la menta e il rosmarino si usava frizionare i cadaveri, per preservarli più a lungo.
In un giardino botanico ad Atene, il filosofo Teofrasto, nel 350 a.C., introdusse molti semi “utili”, di cui alcuni medicinali.
Galeno, medico greco-romano il cui pensiero domina in Occidente fino al Rinascimento, espose la sua dottrina anche in trattati di farmacologia. Nei secoli che vedono la prima diffusione del cristianesimo, lo studio dei farmaci cade in abbandono poiché la malattia è trattata solo con la preghiera, ma a partire dal VI secolo si afferma, grazie al monachesimo, una farmacopea empirica che trae dagli ‘orti dei semplici’ i composti curativi per le più diverse affezioni.
Ippocrate classificò circa 400 specie di specialità medicinali, in base all’azione esercitata. Tra queste si annoverano il Basilico, la Ruta, la Salvia e la Menta. Egli riconobbe le proprietà digestive della menta; riteneva la Belladonna un buon analgesico, considerava la ruta utile per interrompere la gravidanza e l’issopo adatto a curare la tosse.
Nel XVI secolo, Paracelso, alchimista, astrologo, medico e filosofo svizzero, sviluppa la ‘teoria delle segnature’, secondo la quale il potere curativo delle piante è associato alla corrispondenza tra la forma della pianta stessa e le parti del corpo umano. Egli intuisce che dai vegetali si possono estrarre e isolare principi attivi che hanno una maggior efficacia curativa. Paracelso fonda una nuova disciplina, la iatrochimica, che prevede la cura delle malattie mediante l’uso di sostanze minerali e di prodotti chimici: è l’antenata della moderna chimica farmaceutica.
In questi ultimi decenni la fitoterapia, che era stata messa in ombra dal diffondersi dei farmaci di sintesi, è riscoperta, sia come metodo integrativo da affiancare alla terapia tradizionale, sia come rimedio più blando, con meno controindicazioni ed effetti collaterali. Oggi dunque, ancor più di un tempo, il medico, il farmacista, l’erborista, devono avere specifiche conoscenze non solo farmacologiche e tossicologiche, ma anche di tipo erboristico per poter utilizzare efficacemente a fini curativi piante, arbusti e fiori.
Come disse Aristotele: “La natura non fa nulla di inutile”.
Impariamo a guardare e considerare la natura come essere vivente e rispettabile, nella quale noi siamo umili ospiti.
Ognuno dovrebbe rispondere delle proprie azioni senza nascondersi dietro la società o altro. Riduciamo gli sprechi, eliminiamo l’inutile, rallentiamo i ritmi. Senza aspettare che lo faccia anche l’altro, senza criticare nessuno.
È solo dando l’esempio che ci si trasforma… Una goccia alla volta e l’oceano diventa inarrestabile.
Collaboriamo con la natura cercando il nostro benessere reale.
“Alberi massacrati. Sorgono case. Facce, facce dappertutto. L’uomo si estende. L’uomo è il cancro della terra.” (Emil Cioran)
È ora di aprire gli occhi e la mente, rispettare e salvare la natura per salvare noi stessi. Tutti ne trarremo beneficio.
“Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto dello creazione”. (Albert Einstein)
Elisa Dipré
Libro consigliato sullo stesso tema :
La filosofia, questa sconosciuta. Imparare a riflettere sulla vita con la nostra testa
Per il filosofo Umberto Galimberti la filosofia non è un “sapere”, ma un “atteggiamento”. L’atteggiamento di chi non smette di porre in questione tutte le risposte che sembrano definitive.Quante persone nel corso della loro vita hanno sentito almeno una volta la parola filosofia? Personalmente credo molte, moltissime, anzi quasi tutte. La filosofia è quella materia tanto noiosa, pesante, astratta che si studia a scuola o il suo scopo è quello di insegnarci a riflettere sulla vita con la nostra testa, formarsi delle idee, opinioni e a crearsi una propria immagine del mondo? Ritengo che per “giocare” con la filosofia bisogna in un certo senso tornare ad essere bambini, meravigliarsi e stupirsi di ogni cosa e chiedersi un’infinità di perché. Bisogna disimparare per imparare di nuovo; disfare per ricostruire, sgomberare la mente dai pregiudizi e dalle abitudini per divertirsi seriamente in questo "gioco" chiamato vita o filosofia.Mai smettere di chiedersi il perché di ogni cosa: questo l’obiettivo del gioco chiamato “filosofia”.Questo libro nasce con l’obiettivo di avvicinare il lettore al mondo filosofico e far comprendere perché studiare la filosofia, a cosa serve e chi sono i filosofi. |